Pagina:Prose e poesie (Carrer).djvu/350

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Dovetti allora sclamare: la diversità degli aspetti che assumono gli oggetti esteriori al nostro sguardo non potrebbe esserne guida a rientrare in noi stessi, a far ragione de’ mutamenti accaduti nella nostra anima? Questi frequenti termometri delle alterazioni della nostra atmosfera interiore non potrebbero essere da noi consultati con qualche attenzione? Perchè le vote sepolture, che rimbombano sotto a’ miei passi, non hanno più alcuna favella pel mio cuore; o perchè hanno acquistato significazioni che mi erano sconosciute? Perchè la mattutina striscia di luce, che imbianca i culmini degli edifizii opposti alle mie finestre, non mette più alcuna commozione entro al mio spirito? Chi ha siffattamente abbassate quelle arcate maestose sotto le quali io mi aggirava ad inspirarmi di gloria e di affettuosa malinconia?

È forse v’ha chi legge tuttociò sorridendo, e forse leggerò sorridendo io medesimo, a un’altra stagione; presso a poco come ora mi ravvolgo senza terrore per entro le tenebre fitte di un chiostro, ove non avrei osato di mettere nemmeno due passi al mio primo tempo. Che segnale sarà questo per giudicare de’ progressi della mia ragione? Che tessera per notare i gradi di felicità alla quale mi fu conceduto salire? Qui sta tutto il profitto che può derivare da queste due passeggiate, fatte in età diverse, e messe in paragone fra loro, quando, venuto meno il sentire, cresce la voglia e la capacità del paragonare.