Pagina:Prose e poesie (Carrer).djvu/382

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(Qui la marchesa squadernò dall’a fino alla zeta il registro araldico della città, dimenticando per altro le signore che in qualche maniera servivano alle primarie, ed erano esse pure servite da mastro Ubaldo). In una parola siete il calzolaio nuovo... (Non è facile esprimere acconciamente l’accento onde fu pronunziato quel nuovo: il lettore faccia da sè, che gliene sarò assai obbligato). — Ma perchè mi fa ella queste domande? Pensa forse che io voglia ingannarla? O non trova in me tanto... Al soggiugnere di mastro Ubaldo, rispose la marchesa: Trovo in voi anzi troppo più che non mi sarei aspettata. Non siete voi il calzolaio di via tale... venuto or sono tre anni a portarmi non so che paia di scarpe?... (Il calzolaio assentiva col capo). Or come siete il nuovo, di cui si lodano?... (E qui nuovamente da capo coll’alfabeto). — E che colpa ci ho io se le signorie loro, dopo avermi lasciato languire alcuni anni in un vicolo dimenticato, mi chiamano ora il nuovo, da che apersi bottega nel cuore della città, e un terno al lotto mi concesse di arredarla tanto che desse nell’occhio e chiamasse avventori? Chi più nuovo di me, che ho saputo comparir tale due volle alle persone stesse? — La marchesa sorrise, e gli porse, quasi pegno di conciliazione, il suo bel piedino; l’altro s’incurvò secondo il costume, e trasse di tasca la sua fettuccia di carta.

— E quando avrò le mie scarpe? — Non prima che di qui a cinque giorni, e nè un’ora do-