Vai al contenuto

Pagina:Prose e poesie (Carrer) III.djvu/185

Da Wikisource.

173

timi per lo contrario sono condannati a digerire nella solitudine ogni genere di offesa che lor sia fatta. Si avvezzano, suole dirsi comunemente; c per questo sarà meno ributtante l’uffizio di chi deve ammaestrarli in quest’arte difficilissima?

Operato il benefizio nou state pensando alla mercede che ve ne debbe venire. Forse che sarete benefattori per ciò solo di comperare l’altrui gratitudine? Ma non vi dicono tutte le storie, e i discorsi quotidiani di tutti gli uomini, che il mondo ribocca d’ingrati? Non vi basta la gioia ineffabile che avete provato in quel punto che molti occhi lagrimosi si rasciugarono per cagion vostra? Se questa spezie di gioia non vi appaga, vi predico una inquietudine continua. Non vi parrà mai che la gratitudine sia proporzionata al benefizio, dacchè il benefizio che avete operato è cosa ridotta all’atto e quindi possibile ad essere misurata, e la gratitudine sperata sta tutta nella vostra fantasia e nel vostro cuore, ambidue, non in voi soli, ma in tutti gli uomini, incontentabili e senza misura.

Veniamo un poco alla gratitudine. Anche in questa conviene aver molto l’occhio sopra sè stessi. Sarà o no egli pago il vostro benefattore di quella gratitudine che gli dimostrate? Ciò non fa al caso. Siategli grato, ed assaporate in voi stesso le dolcezze di questa cara virtù, che sola può alleggerirvi il peso degli obblighi contratti col vostro fratello, il quale senza ciò potrebbe sembrarvi in-