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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/116

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Mi fecero assai volte un’indicibile compassione certi uomini pazienti e di buonissima fede, che si credevano avvolgere il loro avversario nei lacci di una ben condotta argomentazione: il cattivello, che è che non è, non se ne sviluppava, ma scappava fuori tagliando ciò che non gli era dato di sciogliere. Che ne cale a cotestoro di una conclusione che non abbia nulla a che fare colle premesse, o che venga anzi a dire il contrario di quelle? Purchè non manchi loro la voce a cianciare, non aspettate che manchi loro la fronte ad opporre. Hanno oltre a ciò una bel lissima uscita, che mai nou vien loro meno, in quanto che non domanda che l’uso di tre o quattro parole; io non capisco, vi dicono, che cosa v’intendiate con questa o con quest’altra definizion vostra; e, come voi più vi affaticate a dicifrarne loro il senso, ed essi più sempre si incaponiscono, e ricantano quel loro bellissimo non capisco. Sicchè vi è pur forza di stringervi nelle spalle, e darla per disperata.

Si potrà credere che gli ascoltatori almeno, come quelli che sono lontani dal bollore della quistione, possano vedere la cosa pel suo miglior lato, e ritrarne un qualche vantaggio; ma anche in questa credenza ci sarebbe inganno, poiché gli ascoltatori non sono, generalmente parlando, da più di que’ che quistionano, e quindi non possono intendere, nè più nè meno di quelli, le buone ragioni che vengono allegate da una par-