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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/117

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te, e le insussistenti che dall’altra. Quando poi ascoltano pronunziare quel perentorio non capisco, odi levarsi un mormorio di approvazione, o che l’approvazione si dipinge su tutti i volti, giacchè quel detto trova un eco in tutte le menti, che in questo sono di una invidiabile sincerità. Si ha egli dunque a tacere quando si è in conversazione, o veramente uno parlare e gli altri rispondere affermativamente ad ogni cosa? Non dico questo, ma, quanto a me, crederei che si avesse a parlare piuttosto di tali che di tali altri argomenti, e se si vuole anche venire a contesa sopra materie non gran fatto suscettive di trattazione estemporanea, persuadersi in prevenzione di non far altro che passare il tempo, e quelle questioni, quantunque sopra soggetti gravi ed importanti, essere frivole e senza effetto, come appunto i giuochi de’ fanciulli, o il zufolare che si fa per abbreviare la strada da chi va contro voglia, o ha un po’ di paura.

Qual vantaggio da questa persuasione? Il vantaggio notabilissimo che l’errore, il quale, come ho detto più sopra, dopo la questione conficcasi più saldamente nell’intelletto, vi rimarrebbe lievemente attaccato com’era da prima. Quando si sapesse che non d’altro trattasi quistionando fuorchè di dar spaccio a un po’ di voce, e mettere in corso alquante parole, l’amor proprio non si leverebbe con tanta forza a difendere le proprie ragioni, e, stesse il torto da