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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/13

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sillaba; egli è dalla composizione di parecchi di tali gesti che viene a formarsi la parola. So anch’io che quella faccia benigna di donna, e quel collo mollemente piegato significano mansuetudine e modestia; ma non vedi quel braccio gettato sul dosso della seggiola sbadatamente, e quel fianco che tutto si leva da un canto? L’orgoglio e la petulanza, che avrebbero mosso la nausea e il dispetto allogati sulla fronte, furono dall’esperta recitatrice confinati nel braccio e nel fianco, e quando occorra saprà rilegarli nella mano e nel piede, e coprirli col guanto e colla scarpetta; dacchè congedarli affatto non è possibile, tanto le sono nell’anima inviscerati!

Oh i graziosi indovinelli che vengono offerti, a chi voglia occupare in essi l’ingegno, dalla innumerabile diversità onde sono i gesti fra loro accoppiati! Oh i diversissimi significati che assumono passando da sesso a sesso, da età ad età, da condizione a condizione, da popolo a popolo! E bensi vero, e giova notarlo, che il cosi detto bel tuono di conversazione, che tutto ragguaglia, diminuisce grandissimamente l’espressione dei gesti, e per poco non rende anche questo linguaggio regolato e convenzionale, né più nė meno delle parole. C’è la sua inclinazione di capo, il suo girar d’occhio, il suo batter di piede, buono per ogni frizzo, per ogni racconto, per ogni interrogazione. Ma è duopo confessare per altra parte che quelli i quali si lasciano ingannare a