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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/168

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fare, sorvolandone altre innumerevoli: dato anche l’esatto adempimento di questi severi principii per conto del poeta, è sperabile, è possibile mai, che gli strumenti tutti concorrano nella medesima perfezione? Il bel memento cantato da chi ha continue le rose del secolo sulla faccia! Ma nou è questa discussione a cui vogliamo venire coll’illustre poeta. Vogliamo domandargli come rispondano queste ottime massime della prefazione a quanto egli medesimo ha praticato scrivendo la Lugrezia Borgia. Vorremmo sapere, non quali siano i cataletti, i memento, le cappe (che questi ce li abbiamo trovati tutti in anima e in corpo), ma le massime di morale austera e profonda che devono essere portate dall’uditorio con se all’uscir del teatro, per quello che l’autore stesso ha promesso.

E l’autore stesso risponde:» prendasi la deformità morale più ributtante, la più schifosa, la più compiuta; la si metta là donde può meglio colpire, nel cuore di una donna; la si circondi di tutte le condizioni della bellezza fisica e della grandezza reale; e in tutta questa morale deformità s’infonda un sentimento puro, il più puro che la donna possa provare, quello della maternità; nel mostro mettete una madre, e il mostro vi apparirà interessante, il mostro vi farà piangere; e la creatura da cui vi arretravate inorriditi, avrà la vostra compassione, e diverrà