Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/19

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Tazione, ove non fosse di Shakspeare, nel quale i moti di doppio significato sovrabbondano, per guisa da tornar giustamente a rimprovero del suo stile, se già non sono colpa più d’altri che sua; intendi de’ raffazzonatori de’ suoi drammi, ne’ quali infusero tante brutture da non bastare a mondarli tutte le sette immersioni che guarivano i lebbrosi della Palestina. Finora ho notato in opere di fama sovrana cose scritte, come a dire, sopra pensiero e per caso; chi poi volesse pescare nelle opere di coloro che andarono a caccia di siffatte ghiottonerie, vi perderebbe prima la pazienza che giugnesse a tutte mettere insieme nè manco le principali. E intendo questo, anche lasciati da parte i moderni, dei quali si potrebbe pur dire che non fanno interamente al mio caso. Il solo Rabelais, a tacer di tanti altri, non presenta di ciò innumerabili esempi? Sarebbe impossibile di citare, non solo pagina, ma ben anco periodo, in cui non se ne incontri qualcuna. V’ebbe chi ne compose intere commedie, e interi libri; confesso esser questo assai deplorabile abuso. Ma chi primo e con più accanimento d’ogni altro vorrebbe notare siffatti abusi, sarebbe propriamente il meno propenso a concedere che anche in questo genere di passatempi, come in ogni altra produzione, grande o piccola, dell’umano ingegno, non ci corra divario tra il buono e il cattivo, o, se meglio piace, tra il bello e il brutto.