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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/87

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anch’essi materia a riflessioni sopra l’indole di un tempo e di una nazione in generale, nonchè di un dato tempo o di una data nazione in particolare.

Io non parlerò degli antichi nei quali le opinioni prevalenti e le abitudini della vita erano tanto diverse dalle nostre; dirò in generale che gli antichi, a quanto almeno se ne sappia, usavano piuttosto farsi ritrarre uel marmo che sulla tela. È già noto che il gusto dell’antichità pendeva alla scultura anzichè all’arte del pennello. Ora non sono da cercare le ragioni di siffatta tendenza, ragioni indagate ed esposte con molto acume ed erudizione da critici di molta fama.

Venendo a’ moderni, e per moderni intendiamo tutte le generazioni succedute al disfacimento del romano impero, troviamo in essi un notabile riscontro coll’antichità nel volere associata la propria effigie alla rappresentazione di grandi, e molte volte augusti fatti. Non è da maravigliare di tale corrispondenza, quando si consideri derivar essa dall’ambizione, malattia universale, e, pur troppo! cronica nel genere umano. Ma non è di questa specie di ritratti su cui voglia arrestarsi precipuamente il nostro discorso.

Intendiamo parlare di quelle note che fanno diverso tal secolo da tal altro, e tale da tal altro individuo. Forse che nella più parte de’ ritratti non ci trovate argomento a qualche sorte di giudizio, intorno all’indole morale della persona