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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/88

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rappresentata? Non vi dice qualche cosa quel libro sopra il quale il personaggio a cui si fa il ritratto vuol tenere il dito? Quella cetra che gli sta da lato? Quell’oriuolo appeso alla parete a cui leva gli occhi? E trattandosi di donne, un mazzo di fiori, una figurina d’amore, uno schall con avveduta negligenza gettato sopra un tavolino, o lasciato cadere dal braccio? Tutti sanno di Alessandro Tassoni che volle esser dipinto cou un fico in mano, e col distico sottovia il quadro, che rendeva ragione di quella sua fantasia.

Molti sono per verità i quali non vogliono nessuna leggenda sotto il loro ritratto, e nè manco soffrono di portare indosso indizio alcuno troppo particolare. Fra questi non vi sarebbero alcuni di quelli che non vogliono nulla di quanto v’è di buono e di bello a questo mondo? Parlate loro d’onori? Sono nebbia che si dilegua tra le braccia di chi vuole afferrarla. Ricchezze? Sono fonte di dolore, e da condannare a continuo travaglio così chi le agogna come chi le possiede. Potere sui loro fratelli? Sciagurati fra tutti i figli di Adamo quelli che abbisognano di così fatte consolazioni! E tuttavia, tentate uno di cotestoro colla lusinga di una carica che li faccia avanzare d’un palmo sopra la moltitudine; metteranno in faccenda le gambe perchè altri non sia primo ad avanzarli in quell’arringo. È egli il bagliore di poche monete, che si lascia vedere? Non hanno più occhi per altro splendore,