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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/93

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incerte, e si giovano di un maraviglioso che sbalordisce e fa tramortire. Vi sembrano tutte, dal più al meno, racconti di povere genti che stanno a vegghia l’inverno, ove la parte di narratore appartiene presso che sempre al più vecchio, e chi ascolta con più attenzione sono i fanciulli. La gioventù all’incontro, confidente nella propria forza, tenta nuove strade, si ride delle anticaglie e sacrifica alla moda, sua divinità tutelare. Se la cosa non andasse più là, vorrei tuttavia menarvi buono il carattere di decrepitezza che vi ha nella scelta dei temi, dacchè anche in questo potrebb’avervi una novità, anzi la sola possibile novità, come appunto nelle mode femminili, che a capo di alcuni anni devono ritornare alle forme dismesse e dimenticate. Ma vedete un poco anche nel resto quanto indizio della suaccennata decrepitezza!

Quanti non sono i poeti d’oggidì che si compiacciono di darvi non più che i frammenti dell’opere loro? O, a meglio dire, quanti non sono quelli i quali altro non sanno mettere insieme fuorchè de’ frammenti? Domando io adesso, è egli proprio della giovinezza l’oprare di tal maniera, o non piuttosto della vecchiaia? All’entrare in una città ove, per belle che fossero, non altro trovaste fuor che reliquie di edifizii, direste essere quella città in sul fiorire, o non piuttosto che il tempo vi abbia passeggiato per entro a suo agio? E l’abuso de’ ritornelli e delle