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198 il morgante maggiore.

79 Addormentati posonsi a giacere;
     Malagigi gli segue come saggio,
     E non poteva le risa tenere,
     Veggendo quel c’ha fatto il beveraggio:
     Tolse la spada a Rinaldo e ’l destriere,
     E prese inverso Parigi il viaggio;
     Messe Frusberta la spada sovrana
     Nella guaina ov’era Durlindana;

80 Così Baiardo ov’era Vegliantino;
     E ritornò a Rinaldo che dormia,
     E dettegli la spada del cugino,
     Così il cavallo, e poi disparì via;
     E misse sotto il capo al paladino
     Una certa erba che si risentia,
     E risentito poco seco bada,
     Chè del caval s’accòrse e della spada.

81 E volsesi a quel servo Ruinatto,
     E disse: Tu debbi essere un ghiottone:
     Dove è Baiardo mio? che n’hai tu fatto?
     Questo è il caval del figliuol di Milone.
     Rispose lo scudiere stupefatto:
     I’ho dormito qua com’un poltrone,
     Chè il sonno come te mi vinse dianzi,
     E non sono ito più indrieto o più innanzi.

82 Disse Rinaldo ravveduto un poco:
     Questo arà fatto far per certo Orlando;
     E’ vuol pigliar di me sempre mai giuoco,
     E fatto m’ha scambiar Baiardo e ’l brando;
     Tutto s’accese di rabbia e di fuoco,
     E fra sè disse: e’ ti verrà costando.
     A Montalban pien di sdegno n’andava,
     E Ruinatto in drieto rimandava.

83 E scrisse al conte Orlando: Tu m’hai tolto
     A tradimento pel cammin dormendo
     La spada e ’l mio cavallo, e come stolto
     Sempre mi tratti, e poi ne vien ridendo;
     E perchè più d’una volta m’hai còlto,
     Di sofferirlo a questa non intendo:
     Mandami in drieto e la spada e ’l cavallo,
     Se non, che caro ti farò costallo.