84 Orlando per ventura avea trovato
Il destriere e la spada di Rinaldo,
Ed era forte con seco adirato,
E tutto quanto inanimito e caldo,
Dicendo: Come un putto son gabbato,
E parmi un atto stato di ribaldo,
E più che ’l fatto il modo mi dispiace.
E non potea fra sè darsene pace.
85 Intanto Ruinatto gli portoe
La lettera, che ’l suo cugino scrisse;
Orlando molto si maraviglioe,
E ’nverso Ruinatto così disse,
Se sapea nulla come il fatto andoe,
E quel che per cammino intervenisse;
E Ruinatto rispondeva presto:
Io ti dirò quel ch’io ne so di questo.
86 E raccontò, come trovò quel vecchio,
E come poi si posono a dormire;
Orlando pone al suo parlar l’orecchio,
Di maraviglia credette stupire;
Ma poi diceva: Un pulcin fra ’l capecchio
Par che mi stimi Rinaldo al suo dire:
E così indrieto a Rinaldo scrivea,
Che del suo minacciar beffe facea.
87 E che quando e’ partì da re Carlone,
Esser dovea per certo un poco in vino;
Però scambiò la sua spada e ’l ronzone;30
E che sia ver, che dormi pel cammino.
Poi gli diceva per conclusione:
Perchè tu se’, Rinaldo, mio cugino,
Voler con teco quistion non m’aggrada,
Però ti mando il cavallo e la spada.
88 Ma se ’l mio indrieto non rimanderai,
Io ti dimosterrò che me ne duole;
E se quistion di nuovo cercherai,
Tu sai ch’io so far fatti, e tu parole:
E poco meco alfin guadagnerai,
Chè sai che gnun non temo sotto il sole:
Or tu se’ savio, e so che tu m’intendi;
Il mio cavallo e la spada mi rendi.