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canto decimoprimo. 241

114 Carlo a casa d’Orlando per paura
     S’era fuggito, inteso la novella,
     Come Rinaldo drento era alle mura;
     E nascoso l’avea Alda la bella,
     Che ’l dì venuta v’era per ventura;
     E triema tuttavia questa donzella,
     Che non vi corra il popol a furore,
     E che sia morto il vecchio imperadore.

115 Gan si fuggiva innanzi a Ricciardetto;
     Ma poi che più fuggir non può il fellone,
     E già Rinaldo si vedeva a petto,
     Al conte Orlando si dette prigione:
     E ’l conte Orlando rispose: Io t’accetto,
     Per far di te quel che vorrà ragione.
     Diceva Gano: Io mi ti raccomando
     Che tu mi salvi almen la vita, Orlando.

116 Com’e’ fu preso il traditor ribaldo,
     Ognun gridava: Fagli quel che e’ merta!
     Non si potea rattemperar Rinaldo,
     Che lo voleva straziar con Frusberta,
     E come il veltro non istava saldo,
     Quando la lepre ha veduta scoperta.
     Diceva Orlando: Aspetta d’aver Carlo,
     Ch’io vo’ in sul carro con esso mandarlo.

117 Per tutta la città tutto quel giorno
     Cercato fu di Carlo; e finalmente,
     Non si trovando, al palagio n’andorno,
     E ’l conte Orlando è in suo luogotenente:
     Alda la bella col suo viso adorno
     La notte se n’andò celatamente,
     Ed ogni cosa diceva al suo sposo
     Com’ell’avea lo ’mperador nascoso.

118 Orlando disse: Fa che tu lo tenga
     Celato tanto, che passi il furore,
     E fa che in modo nessun non avvenga,
     Che nulla manchi al nostro imperadore;
     Acciò che ignun disagio non sostenga,
     Ch’egli è pur vecchio e mio padre e signore.
     Così diceva: e fa che sia segreto;
     Vedi s’Orlando nostro era discreto.

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