119 E’ gl’increscea di Carlo quanto puote,
E di Rinaldo dubitava forte;
E per pietà ne bagnava le gote,
Che non gli dessi alla fine la morte,
Perch’era vecchio, e lui pur suo nipote.
E sa che guasta sarebbe la corte.
Così furno alcun giorno dimorati,
E’ Maganzesi morti, e chi scacciati.
120 Rinaldo pure Orlando ritoccava,
Che si dovessi con ogni supplizio
Uccider Gan, che così meritava,
E che dovessi a lui dar quest’uffizio:
Astolfo d’altra parte il domandava
Di grazia in luogo di gran benefizio,
Che di sue ingiurie far volea vendetta:
Orlando rispondea, che Carlo aspetta.
121 E che farebbe sì crudel giustizia
Di lor, ch’ognun ne sarebbe contento.
Gan nel suo core avea molta tristizia,
E dubitava di molto tormento,
Come colui ch’è pien d’assai malizia.
Orlando, ch’era savio a compimento,
E di Rinaldo conoscea l’umore,
Lasciava pur raffreddarlo nel core.
122 Dopo alcun giorno, quando tempo fue,
Gli cominciò così parlando a dire:
Di Carlo, omai, dimmi che credi tue?
Per disperato dovette morire;
Ucciso si sarà colle man sue;
Fuor di Parigi non si vide uscire:
E quel che più mi dà perturbazione,
È che stanotte il vidi in visione.
123 E’ mi pareva, a vederlo nel volto,
Che fussi tutto afflitto e doloroso,
Di quel color ch’è l’uom quando è sepolto;
La barba e ’l petto tutto sanguinoso,
E tutto il capo arruffato e ravvolto;
E con un atto molto disdegnoso
Mi guardassi nel viso a mano a mano
Un Crocifisso ch’egli aveva in mano.