23 Perchè se’ vecchio, io t’ho pur reverenzia,
E ’ncrescemi tu sia sì rimbambito,
Ch’a Gan pur creda e la sua frodolenzia,
Che mille volte o più t’ha già tradito,
Sanza trovar l’error suo penitenzia;
E per suo amor di corte m’hai sbandito;
Astolfo e Ricciardetto a mille torti
Volesti uccider pe’ suoi ma’ conforti.
24 Degno saresti d’ogni contumace;
Ma perchè mio signor fusti già tanto,
Io ti perdono, io fo con teco pace,
E ’l tuo pristino imperio giusto e santo
Ti rendo e la corona, se ti piace,
I tuoi baroni, e ’l tuo reale ammanto,
La sedia tua, l’antico e degno scetro,
Sanza più ricercar del tempo addietro.
25 Sappi ch’Orlando è preso in Pagania;
Vieni a Parigi tuo liberamente;
Ed Ulivieri ed io di compagnia
Soccorrer lo vogliam subitamente:
Astolfo tuo gonfalonier qui fia,
Quel traditor non vo’ qua per niente;
Gallerana reina è riservata,
Come fu sempre, e da tutti onorata.
26 La lettera suggella, e manda il messo;
Subito a Carlo Man si rappresenta;
Carlo fu lieto e in ordine s’è messo;
Gan nel suo petto par che assai duol senta:
Tornò a Parigi, e ’ncontro venne a esso
Tutta la corte assai di ciò contenta,
E tutti l’abbracciavan lacrimando,
E gran lamento si facea d’Orlando.
27 Quivi piangeva il marchese Ulivieri,
Nè riveder credea più il suo cognato;
Piangeva Astolfo e ’l valoroso Uggieri,
E Salamon pareva smemorato;
Piangeva Baldovino e Berlinghieri;
Ma il savio Namo ognuno ha confortato:
Rinaldo con solenne e degno onore
Ripose in sedia il magno imperadore.