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canto decimoquinto. | 323 |
109 Poi cominciò in battaglia andare armata
Come Camilla o la Pantesilea,
E la sua armadura era incantata,
Che nessun ferro tagliar ne potea;
Era in Domasco suta lavorata,
Fornita d’oro, e più che ’l Sol lucea;
E quanti cavalier giostran con quella,
Tanti gittati avea fuor della sella.
110 Eran venuti di tutto Levante,
Di Persia, di Fenicia, e dello Egitto,
Ed alcun cavalier famoso errante,
Ognuno aveva abbattuto e sconfitto;
Nessun baron più gli veniva avante,
Che colla lancia non lo facci al gitto;
E ’nsino al ciel la fama risonava,
E Babillonia e ’l Soldan l’adorava.
111 E maraviglia non è che l’adori,
Ch’ogni suo effetto pareva divino
Al tutto dello uman costume fuori;
Massime là quel popol saracino,
Ch’era già avvezzo a mille antichi errori,
Come si legge di Belo e di Nino:17
Donde e’ credevon certo che costei
Fussi nata del seme degli Dei.
112 E’ si potre’ mill’altre cose ancora
Delle virtù di questa donna dire;
Ma perchè e’ fugge il tempo, e così l’ora,
La nostra storia ci convien seguire:
E se talvolta un bel canto innamora,
Pure alfin piace nuove cose udire;
Così direm nel bel cantar seguente,
Acciò che a tutti consoli la mente.
NOTE.
5. arcaito. Titolo di dignità militare presso i Maomettani.
9. rubicondo. Fiero, valoroso.
14. stare in contumace. Stare in prigione.
30. Ch’uscito sare’ fuor del seminato. Uscir del seminato vale perdere l’intelletto, impazzare. I Latini dicevano delirare, che significa in sostanza lo stesso, essendo formato dello