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324 | il morgante maggiore. |
preposizione de, e della voce lira, la quale, secondo Columella, significa lo stesso che porca, cioè quel rialto di terra che rimane fra l’un solco e l’altro, e dove si sparge il seme.
41. cincischi- Cincischiare significa tagliare disegualmente e male, come fanno i ferri mal taglienti.
43. il cervel bugio. Il cervello bucato, cioè guasto.
44. alla callaia. Al varco, al passo.
56. facea gran tagliata. Cioè, minacciava con molte parole, e bravando.
57. con poco vino. Facilmente.
65. roncione. Cavallo; lo stesso che ronzone.
67. di foglie e fiori. Cioè, di semplici apparenze d’amore.
71. E fecegli de’ calci dare al vento. Lo fece impiccare; il che si dice anche dar calci al rovaio, che è il vento di tramontana.
90. Babillona. Babilonia.
92. anzi bagascia. Bagascia è lo stesso che meretrice, ma più abietta e più vile, e tal differenza è indicata dal Poeta colla particella anzi. Viene forse, secondo il Menagio, dal tedesco balg, che significa pelle, e concubina, siccome scortum presso i Latini. Altri però trasse questa voce da vagus, per questo che i Latini indicarono alcuna volta col nome di vaganti o vagabonde le femmine di mondo, come si cava da Plauto nel Soldato Millantatore, ove dice: «Te alloquar, vitii probrique plena, quæ circum vicinos vagas.» Atto II, sc. 5.
99. Danne. Dafne, ninfa.
104. latino. Avverbialmente, alla usanza latina.
111. di Belo e di Nino. Il Belo babilonese che molti vogliono esser lo stesso che il Belo egiziano, fu, secondo i Greci, figliuolo di Nettuno e di Libia, e condusse una colonia in Babilonia, sulle rive dell'Eufrate. Nino fu re d’ Assiria.
CANTO DECIMOSESTO.
ARGOMENTO.
Viene a Rinaldo Antea, perchè suo padre
L’eredità dell’Amostante chiede:
Rinaldo adocchia le forme leggiadre
Di tal donzella; e più lume non vede.
Con tre campion delle contrarie squadre
Antea combatte, e un solo a lei non cede.
Rinaldo e Orlando, partito il Soldano,
Si trovan tra i giganti a un caso strano.
1 O gloriosa figlia di Davitte,
Ch’ogni emisperio allumi. e ’l ciel fai bello,
Per cui salvate fur tante alme afflitte,
Quel dì che ti disse Ave Gabriello;
Insino a qui son nostre storie pitte
Col tuo color, tua arte, e tuo pennello;
Colla tua grazia abbiam passato il mezzo:
Non lasciar la mia mente al buio e al rezzo.