17 Se tu m’abbatti per tuo valimento,1
Ogni cosa sia tuo che’hai acquistato,
E so che ’l padre mio sarà contento;
Ma s’io t’arò del tuo caval gittato,
Io vo’ che’ tuoi stendardi spieghi al vento,
E con tua gente in Francia sia tornato:
E che tu lasci in pace i nostri regni,
E contro al padre mio mai più non vegni.
18 Rinaldo disse alla donna famosa:
Perch’io non paia nè muto nè sordo,
Ciò che tu hai detto, nel petto ogni cosa
Drento scolpito ho, ch’io me ne ricordo;
Ma tu facesti alla fine tal chiosa,
Che fa che d’ogni cosa siam d’accordo:
Non ci è più giusta cosa che la spada
A assolver nostra lite; e così vada.
19 Ma una grazia prima ti domando,
Che con la spada al campo ci troviamo,
Così ti priega il mio cugino Orlando,
Che insieme questo giorno dimoriamo;
Ch’io sento il cor ferito, e non so quando
Io fussi da te preso, o con che amo;
Il terzo dì sopra il mio buon destriere
Verrò in sul campo armato a tuo piacere.
20 Rispose alle parole presto Antea:
Ciò ch’a te piace, a me convien che piaccia;
E mentre che così gli rispondea,
S’accese tutta quanta nella faccia,
Però ch’un foco sol due cori ardea.
Come anima gentil presto s’allaccia!
Così ferito è l’uno e l’altro amante
Da quello stral che passa ogni adamante.
21 E cominciorno insieme a riguardarsi
Ognun più che l’usato intento e fiso:
Rinaldo non potea di lei saziarsi,
Nè crede ch’altro ben sia in paradiso:
E la fanciulla cominciò a pensarsi
Che così bel già mai fussi Narciso:
Dovunque e’ va, gli tenea drieto gli occhi,
E par che fiamme Amor nel suo cor fiocchi.