14 Ed evvi un re di molta gagliardia,
Manfredonio appellato dalla gente;
Costui si muor per la dama giulia8,
E fa gran cose, come amor consente,
Ed ha con seco tutta Pagania,
Per acquistar questa donna piacente:
Dicon che v’è di paesi lontani
Cenquaranta migliaia di pagani.
15 E quel re Carador n’ha forse ottanta
Di gente Saracina, ardita e forte,
E Manfredonio ogni giorno si vanta
D’aver questa donzella, o d’aver morte;
Ed or trabocchi, ed or bombarde9 pianta;
Ogni dì corre insino in sulle porte.
Il conte Orlando, quando questo intese,
Non domandar quanto desio l’accese.
16 E dopo molte cose ragionate,
Di nuovo la licenzia ridomanda,
Dicendo nuovamente al santo abate,
Ch’alle sue orazion si raccomanda;
Che vuol trovarsi fra le gente armate
In quel paese là, ov’e’ lo manda;
Che li lassassi andar colla sua pace.
Disse l’abate: Sia come a voi piace.
17 Contento son, se tanto v’è in piacere;
Voi avete apparata la magione,
Sarò sempre fidato, e buon ostiere;
Ciò che c’è, è del figliuol di Milone,
Ma non bisogna tra noi profferere;
A tutti do la mia benedizione:
Così da Chiaramonte lacrimando
Si dipartirno Morgante ed Orlando.
18 Per lo deserto vanno alla ventura:
L’uno era a piede, e l’altro era a cavallo;
Cavalcon per la selva e per pianura,
Sanza trovar ricetto o intervallo10:
Cominciava a venir la notte oscura:
Morgante parea lieto sanza fallo,
E con Orlando ridendo dicia:
E’ par ch’io vegga appresso un’osteria.