Pagina:Pulci - Morgante maggiore I.pdf/67

Da Wikisource.
48 il morgante maggiore.

38 Noi siam là de’ paesi del Soldano
     Pur cavalieri erranti, e di ventura;
     Per la ragion com’Ercol8 combattiano9,
     Abbiamo avuto assai disavventura:
     Questo ci avvenne perchè il torto avano10,
     E la ragion pur ebbe sua misura:
     Nostri compagni alcun n’è stato morto,
     Che, nol sappiendo, difendeano il torto.

39 Disse Brunoro: Io mi fo maraviglia,
     Che voi campassi, e per Dio mi vergogno,
     A dirvi quel che la mente bisbiglia:
     Voi siete armati in visione e in sogno.
     Se voi volete colla mia famiglia
     Mangiar, che forse n’avete bisogno,
     Dismonterete, ed onor vi fia fatto,
     E fate buono scotto per un tratto.

40 Disse Rinaldo: Da mangiare e bere
     Accetto; il re chiamava un Saracino;
     Disse: Costor son gente da godere,
     E vanno combattendo il pane, e ’l vino,
     E carne, quando ne possono avere:
     Non debbe bisognar dar loro uncino,
     O por la scala, ove aggiungon con mano:
     Dice che son cavalier del Soldano.

41 Se la ragione aspetta che costoro
     L’aiutino, in prigion sen’andrà tosto,
     S’avessi più avvocati, argento, o oro,
     O carte, o testimon, che fichi agosto,
     Dicea fra sè sorridendo Brunoro:
     A Ercol s’agguagliò quel ciuffa ’l mosto,
     O cavalier di gatta, o qualch’araldo:
     Ed ogni cosa intendeva Rinaldo.

42 Truova colà che faccin colezione,
     Se v’è reliquia11, arcame12 o catriosso13
     Rimaso, o piedi o capi di cappone,
     E dà pur broda e macco14 all’uom ch’è grosso:
     Vedrai come egli scuffia quel ghiottone,
     Che debbe come il can rodere ogni osso:
     Assettagli a mangiare in qualche luogo,
     E lascia i porci poi pescar nel truogo.