38 Noi siam là de’ paesi del Soldano
Pur cavalieri erranti, e di ventura;
Per la ragion com’Ercol8 combattiano9,
Abbiamo avuto assai disavventura:
Questo ci avvenne perchè il torto avano10,
E la ragion pur ebbe sua misura:
Nostri compagni alcun n’è stato morto,
Che, nol sappiendo, difendeano il torto.
39 Disse Brunoro: Io mi fo maraviglia,
Che voi campassi, e per Dio mi vergogno,
A dirvi quel che la mente bisbiglia:
Voi siete armati in visione e in sogno.
Se voi volete colla mia famiglia
Mangiar, che forse n’avete bisogno,
Dismonterete, ed onor vi fia fatto,
E fate buono scotto per un tratto.
40 Disse Rinaldo: Da mangiare e bere
Accetto; il re chiamava un Saracino;
Disse: Costor son gente da godere,
E vanno combattendo il pane, e ’l vino,
E carne, quando ne possono avere:
Non debbe bisognar dar loro uncino,
O por la scala, ove aggiungon con mano:
Dice che son cavalier del Soldano.
41 Se la ragione aspetta che costoro
L’aiutino, in prigion sen’andrà tosto,
S’avessi più avvocati, argento, o oro,
O carte, o testimon, che fichi agosto,
Dicea fra sè sorridendo Brunoro:
A Ercol s’agguagliò quel ciuffa ’l mosto,
O cavalier di gatta, o qualch’araldo:
Ed ogni cosa intendeva Rinaldo.
42 Truova colà che faccin colezione,
Se v’è reliquia11, arcame12 o catriosso13
Rimaso, o piedi o capi di cappone,
E dà pur broda e macco14 all’uom ch’è grosso:
Vedrai come egli scuffia quel ghiottone,
Che debbe come il can rodere ogni osso:
Assettagli a mangiare in qualche luogo,
E lascia i porci poi pescar nel truogo.