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canto terzo. 47

33 Così vanno costoro alla ventura:
     Usciron della Francia incontanente,
     Passoron della Spagna ogni pianura:
     Tra Mezzodì ne vanno e tra Ponente.
     Lasciàngli andar, che Cristo sia lor cura,
     E tratterem d’un Saracin possente,
     Che inverso Barberia facea dimoro;
     Era gigante, e chiamato Brunoro:

34 O ver cugin carnale, o ver fratello
     Del gran Morgante ch’avea seco Orlando,
     E Passamonte e Alabastro, quello
     Ch’Orlando uccise nel deserto, quando
     Il santo abate riconobbe, e fello
     Contento, il parentado ritrovando:
     Brunor, per far dei suoi fratei vendetta,
     Di Barberia s’è mosso con gran fretta.

35 Con forse trentamila ben armati,
     E tutti quanti usati a guerreggiare,
     Alla badia ne vengon difilati,
     Per far l’abate e’ monaci sbucare;
     E tanto sono a stracca6 cavalcati,
     Che cominciorno le mura a guardare:
     E giunti alla badia, drento v’entraro,
     Chè contro a lor non vi fu alcun riparo.

36 Il domine messer, lo nostro abate
     La prima cosa missono in prigione.
     Disse Brunoro: Colle scorreggiate7
     Uccider si vorrà questo ghiottone;
     Ma pur per ora in prigion lo cacciate,
     Riserberollo a maggior punizione:
     Cagione è stato principale, e mastro,
     Che Passamonte è morto e Alabastro.

37 Rinaldo in questo tempo alla badia
     Con Ulivieri e Dodone arrivava:
     Vide de’ Saracin la compagnia,
     E del signor, chi fusse, domandava.
     Brunor rispose con gran cortesia:
     Io son dess’io, e se ciò non vi grava,
     Ditemi ancor chi voi, cavalier, siete.
     Disse Rinaldo: Voi lo ’ntenderete.