4 L’abate, ch’era prudente e saputo,
Disse: Rinaldo, benchè duol mi fia,
Chè mai qui mi saresti rincresciuto,
Credo che questo buon concetto sia;
Io son contento poi ch’io t’ho veduto:
So che questa sarà la parte mia
Di rivedervi più ch’egli è ragione;
Però vi do la mia benedizione.
5 Se di vedere Orlando è il tuo pensiero,
Vattene in pace, caro mio fratello;
Dio t’accompagni per ogni sentiero,
O come fece Tobbia Raffaello.
Disse Rinaldo: Così priego e spero;
Rivedrenci nel ciel su presso a Quello,
Che de’ suo’ servi arà giusta merzede,
Che combatton quaggiù per la sua fede.
6 Rinaldo si partì da Chiaramonte,
E Ulivieri e Dodon, sospirando;
Va cavalcando per piano e per monte,
Per la gran voglia di vedere Orlando:
Quando sarà quel dì, famoso conte,
Dicea fra sè, ch’io ti rivegga, quando?
Non mi dorrà per certo poi la morte,
S’io ti ritrovo, e riconduco in corte.
7 Era dinanzi Rinaldo a cavallo,
Ed Ulivier lo seguiva e Dodone,
Per un oscuro bosco sanza fallo:
Dove si scuopre un feroce dragone
Coperto di stran cuoio verde e giallo,
Che combatteva con un gran lione2;
Rinaldo al lume della luna il vede,
Ma che quel fussi drago ancor non crede.
8 Ed Ulivier più volte aveva detto,
Siccom’avvien chi cavalca di notte:
Io veggo un fuoco appiè di quel poggetto,
Gente debbe abitar per queste grotte:
Egli era quel serpente maladetto,
Che getta fiamma per bocca ta’ dotte3,
Ch’una fornace pareva in calore,
E tutto il bosco copria di splendore.