89 Come tu vedi, caro fratel mio,
Amor pur preso alfin m’ha co’ suo’ artigli;
Non posso più celar questo desio;
Non so che farmi o che partito pigli:
Così sia maladetto il giorno ch’io
Vidi costei: che fo? che mi consigli?
Disse Rinaldo: Se mi crederai,
Di questo loco ti dipartirai.
90 Lascia la dama, marchese Ulivieri:
Non fu di vagheggiar nostra intenzione,
Ma di trovare il Signor del Quartieri39;
E ’l simigliante diceva Dodone:
Tanto si cerchi per tutti i sentieri,
Che noi troviamo il figliuol di Millone:
Ulivier consentia contra sua voglia,
Chè lasciar Forisena avea gran doglia.
91 E poi che fu dopo alcun dì guarito,
Così Dodone insieme40 s’accordaro
Lasciar Corbante per miglior partito,
E che si facci de’ lor nomi chiaro,
Sì ch’e’ possi saper chi l’ha servito;
Ed oltre a questo ancor deliberaro
Tentar se il re volessi battezarsi
Col popol suo, e tutti Cristian farsi.
92 Avea Corbante fatti torniamenti,
E giostre41 e balli, e feste alla Moresca
Per onorar costor colle sue genti;
Ed ogni dì nuove cose rinfresca,
Perchè partir da lui possin contenti:
Ma a Ulivier pur par che ’l suo amor cresca.
Finalmente Rinaldo un dì chiamava
Il re Corbante, e in tal modo parlava.
93 Serenissimo re, fu il suo latino42,
Perchè da te ci teniamo onorati
(Questo gli disse in parlar saracino),
Sempre di te ci sarem ricordati;
E poi ch’egli è così voler divino,
Che i nomi nostri ti sien palesati,
Io son Rinaldo, e fui figliuol d’Amone,
Bench’io m’appelli il guerrier del lione.