209 E seppe tanto ben ciaramellare,
Che Carlo gli perdona, e così Orlando;
Con questo che Rinaldo perdonare
Gli voglia, e che ne debba andar cercando
Tanto ch’a lui si possi appresentare.
Poi l’Arpalista veniva narrando,
Come è prigion di Rinaldo mandato
Al conte Orlando, e ciò che gli è incontrato.
210 E mostrò a tutti il caso della mano,
Che gran compassion ne venía loro;
E ritornossi di subito a Gano.
Ganellon venne, e innanzi al concistoro,
S’inginocchiò piangendo a Carlo Mano;
E disse: Io troverrò, s’anzi non moro,
Rinaldo, e purgherò gli sdegni e l’onte:
Così tu, Carlo, mi perdoni, e ’l Conte.
211 S’io dovessi cercar per tutto il mondo,
Io troverrò dove che sia Rinaldo:
Così fu liberato, e netto e mondo.
Calavrion, inteso e ’l patto e ’l saldo,
Diceva a Carlo Man: Nulla rispondo;
Ma te gastigherò, monco ribaldo,
Che detto hai qua la tua santa parola,
Chè si vorre’ impiccarti per la gola!
212 Venuto son da Parigi volando,
Con tanta gente, e con tanto furore,
Lasciato ogni mio sdegno con Orlando,
Per trovarmi a punir quel traditore,
Chè ne venivo al ciel le mani alzando:
Piglia del campo, Pagan peccatore,
Ischiavo, ragazzon, prigione e monco,
Ch’io vo’ che l’altro braccio anco sia cionco.
213 L’Arpalista una lancia, ch’avea, abbassa:
Or guarda se Fortuna lavoroe!
Ognun col suo cavallo oltre trapassa,
Ognun l’un l’altro allo scudo trovoe;
Ognuno il petto l’uno all’altro passa,
Ognun giù della sella rovinoe;
Ognun di questi moriva a un tratto,
Chè mai si vide un colpo così fatto.