9 Ed ogni volta ch’ella andava a mensa
Gli era il pan sottosopra innanzi volto,
Che denotava del Soldan l’offensa,
E l’odio che nel petto avea sepolto:
Proverbio è: chi ben siede, al fin mal pensa;
Ebbe pur loco il suo pensiero stolto,
Chè nel cor femminil può molto sdegno,
E Ganellon vi misse ogni suo ingegno.
10 Era tornato, come io dissi, Gano,
E molte volte lettere avea scritto,
E rinnovato l’odio del Soldano
E che Rinaldo si sta per l’Egitto;
E come molto vecchio è Carlo Mano,
Ch’omai si potea dir per gli anni afflitto:
Che dirizzassi sua famosa insegna
In Francia, e presto con sua gente vegna.
11 Teneva Antea gran corte e baronía,
E chi più crede poi poter, più erra:
Chi una cosa, chi altra dicia,
Che si dovessi a’ Cristian muover guerra;
E ricordava ognun la villania,
Come Morgante avea guasta la terra,
E come Orlando pose il campo a torto,
E fu cagion che il lor signor sia morto.
12 E tutti infine un dì fecion concilio,
Dove l’alta regina ed ognun disse,
Ed accordârsi scrivere a Marsilio,
Che inverso Francia con gente venisse,
Apparecchiassi tutto il suo navilio,
E dalla parte di Spagna assalisse;
E intanto Antea a Parigi verrebbe,
E gran vendette ognun di lor farebbe.
13 A Siragozza questa impresa piace;
E perch’egli era in Francia imbasciatore
Re Bianciardino, e trattava la pace
Tra re Marsilio e Carlo imperatore;
Poi che quest'altro parer fu capace,
Fu rimandato per esso a furore,
E che tornassi battendo le penne,
E colle trombe nel sacco ne venne.