109 Vanno per l’aire come uccel vagando
Altre spezie di spiriti folletti,
Che non furon fedel nè rei già quando
Fu stabilito il numer degli eletti:
Non so se ’l mio Palmier qui venne errando,
Che par di corpo in corpo ancor gli metti,
Onde e’ punge la mente con mill’agora
Esser prima Euforbio e poi Pittagora.
110 E forse qui s’inganna il Tianeo,
Che si ricorda, dice, esser pirato,
E come e’ prese un altro in mar più reo,
E come gentilezza gli ebbe usato.
Or tu potresti dir qui d’Asmodeo;
Ed io rispondo ch’egli è figurato
Il detto della Bibbia, dove e’ narra
Come egli uccise que’ mariti a Sarra.
111 Dunque Malgigi e gli altri nigromanti
Ci posson cogli spiriti tentare;
Ma non poteva uccidere i giganti
Per arte, o il fuoco i démoni appiccare;
Potea ben fare apparir lor davanti
Il bosco, e lor vi potevano entrare
E non entrar: ch’a nessuno è negato
Libero arbitrio, che da Dio c’è dato.
112 Potean gli spirti ben portare il fuoco,
Ma non poteano accenderne favilla;
Così vo discoprendo a poco a poco,
Ch’io sono stato al monte di Sibilla,
Che mi pareva alcun tempo un bel giuoco:
Ancor resta nel cor qualche scintilla,
Di riveder le tanto incantate acque,
Dove già l’Ascolan Cecco mi piacque.
113 E Moco e Scarbo, e Marmores allora,
E l’osso biforcato che si chiuse
Cercavo, come fa chi s’innamora:
Questo era il mio Parnaso e le mie Muse;
E dicone mia colpa, e so che ancora
Convien ch'al gran Minosse io me ne scuse,
E riconosca il ver cogli altri erranti,
Piromanti, idromanti e geomanti.