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22 il morgante maggiore.

104 E l’elmetto pel colpo gli era uscito:
     Il Saracin se gli scagliava intanto
     Addosso, che pensò che sia fornito.
     Orlando, ch’a veder era da canto,
     Gridò: Pagan, se’ tu del senno uscito?
     Or che non ha più l’elmo, o ’l brando, al guanto,
     Gli credi addosso andar co’ mazzafrusti,
     Come un gaglioffo10 vil che sempre fusti?

105 E volle dargli un colpo con la spada.
     Quando il gigante Orlando irato vide,
     Diceva: E’ non è buon che innanzi vada,
     Chè questa spada il porfiro divide.
     Quando Rinaldo a queste cose bada,
     Per la vergogna il cuor se gli conquide,
     E ripigliato alquanto di vigore,
     Verso il Pagano andò con gran furore.

106 Rizzossi in sulle staffe, e ’l brando strinse,
     E Salicorno trovò in sul cappello;
     E fu tanto la rabbia che lo vinse,
     Che lo tagliò come il latte il coltello;
     Non domandar quanto sdegno il sospinse;
     E spezza il teschio duro, e poi il cervello
     E ’l collo e ’l petto, e fecene due parti,
     Che così appunto non tagliano i sarti.

107 Cadde il gigante dell’alfana in terra:
     Fece un fracasso, come quando taglia
     Il montanaro e qualche faggio atterra.
     I Saracin che son nella battaglia,
     Chi qua chi là per le fosse al buio erra;
     Ognuno inverso le porte si scaglia,
     Veggendo Salicorno giù cadere,
     Che lo sentì chi nol potea vedere.

108 Combattevon a lumi di lanterne
     Costor la notte, e fiaccole di pino;
     Sì che molti restàr per le caverne,
     Chi morto, e chi ferito, e chi meschino:
     Nostri cristian quanti potien vederne,
     Tanti uccidien del popol saracino:
     Buon per colui che fu prima alle porte,
     Chè tutti que’ da sezzo ebbon la morte.