39 Molte altre cose ancor Ganellon disse,
Che fe’ maravigliar chi intorno ascolta,
E replicò tutte le guerre o risse,
Che Demostene parve a quella volta;
E donde prima l’origin venisse;
Tanto che fu questa orazion raccolta
E scritta, e molto commendato quello
Chè gl’intinse la lingua nel cervello.
40 E tentò insin della Fede Marsilio,
Dicendo: A te sol una cosa or manca,
Perchè l’anima tua ne va in esilio,
Giù nell’Inferno, dove è Malabranca;
Ricognoscere il padre vero e ’l filio:
(Guarda se potea poi ciurmare in panca!)
Che se tu confessassi il ver Vangelo,
Tu saresti felice al mondo e in cielo.
41 Tutto faceva il traditor con arte,
Ch’un certo Santaficca parer vuole:
Marsilio, come e’ venne a questa parte,
Mostrò che l’avea tocco dove e’ duole,
E disse: Ognun si legga le sue carte,
Chè cognobbe di Gan ben le parole:
E fece la risposta egregia e magna
Di Carlo, e della pace, e della Spagna.
42 Poi finse una sua certa novelletta:
In una selva presso a Siragozza,
Per quel ch’io udi’ già dir sendo in Tolletta,
Dove ogni nigromante si raccozza,
È una buca nello entrare stretta,
Ma poi sotterra molto spazio ingozza,
Dove stanno a guardar sei gran colonne
Certi spirti gentil con varie gonne.
43 L’una colonna dicon che par d’oro,
L’altra d’argento, e poi rame, e poi ferro;
L’altra è di stagno tutto puro e soro,
E l’ultima di piombo, s’io non erro:
Io non credetti alcun tempo a costoro,
Però che il ver con la ragion l’afferro;
Sì che già molti vi mandai in effetto,
E ritornati, così m’hanno detto: