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266 il morgante maggiore.

99 Questo è quel conte Anselmo, che si dice
     Che in Roncisvalle fe’ mirabil cose,
     Donde l’anima in ciel n’andò felice.
     Orlando in man la lettera gli pose.
     Ulivier questa andata contraddice;
     Ma poi seguire Orlando si dispose,
     Perchè pure era una volta cognato,
     E lungo tempo l’avea seguitato.

100 Or oltre in Roncisvalle Orlando va
     Per obbedir, com’e’ fe’ sempre, Carlo:
     Non so se Rafael con lui sarà;
     Credo che sì, chè non dovea lasciarlo;
     Forse che no; ma più tosto verrà
     Cogli altri in paradiso accompagnarlo,
     Dove l’anima giusta e benedetta
     Nella gloria de’ martiri s’aspetta.

101 Rescrisse a Gan lo imperator, ch’avea
     Ogni cosa ordinato, e la partenzia
     Il tal dì di Parigi esser dovea,
     E commendava la sua diligenzia.
     Or come il traditor questo intendea,
     Dal re Marsilio pigliava licenzia;
     E nel partire ordinava ogni cosa,
     Acciò che a tempo fiorisca la rosa.

102 E reputava Gan tanto gagliardo
     Orlando, che gli parve e’ bisognassi
     Cento mila Pagan nel primo sguardo;
     Nella seconda schiera ne cacciassi
     Dugento mila; e poi nel retroguardo
     Altrettanto di tutti non mancassi:
     Chè il terzo dì, se la battaglia dura,
     Ognuno arebbe d’Orlando paura.

103 E disse: Intendi ben quel ch’io ti dico,
     Marsilio: a questa parte abbi rispetto,
     Però che e’ fu fatato per antico,
     Che il terzo dì nessun gli regge a petto;
     E so che prezza poco ogni nimico;
     E Carlo molte volte me l’ha detto,
     Ch’e’ fu fatato infino in Aspramonte,
     Al tempo d’Agolante e del re Almonte.