219 E Ricciardetto diceva: Fratello,
A me par che noi siam bene alloggiati,
Da poi che c’è buon oste e buon piattello
E vernacce e razzesi14 dilicati.
Ed Astarotte è intorno e Farfarello
Col grembiul come l’oste apparecchiati,
E dicean pur così piacevolmente:
Messer, che dite? Mancavi niente?
220 Disse Rinaldo: Qui sta buon ostiere:
Venghin poi le vivande dell’inferno;
Ch’io avea voglia di mangiare e bere;
E so che per un tratto io mi governo,
Ch’io potrò cavalcare a mio piacere.
E finalmente buono scotto ferno,
Poi domandorno onde l’oste abbi avute
Queste vivande che son lor venute.
221 Disse il diavol: Questa colezione,
E le vivande che mangiate avete,
Apparecchiava il re Marsilione;
E giunti in Roncisvalle lo saprete,
Chè i servi insieme ne fecion quistione;
E se del vostro imperator volete
Ch’io facci qui venire lesso o arrosto,
Comanda pur, ch’e’ ci sarà tantosto.
222 Andiam via presto pel nostro cammino,
Dicea Rinaldo chè il desio mi sprona
Di rivedere il mio gentil cugino;
Ogni cosa, Astarotte, è stata buona.
E mentre questo dice il paladino,
Il padiglion non veggon nè persona;
Per la qual cosa a caval rimontorno,
Ch’era passato più che mezzo il giorno.
223 E perchè il fiume Bagrade è pur grande,
E per la pioggia sette rami avea
Fatti, e per tutto il paese si spande,
Con Ricciardetto Rinaldo dicea:
Noi smaltirem qui forse le vivande,
Però che il mar questo fiume parea;
E’ ci convien saltar, questo è l’effetto.
Saltian pur tosto, dicea Ricciardetto.