47 Orlando corse alle grida e ’l romore
E trovò Baldovino il poveretto,
Ch’era già presso all’ultime sue ore,
E da due lance avea passato il petto:
E disse: Or non sono io più traditore!
E cadde in terra morto, così detto:
Della qual cosa duolsi Orlando forte,
E pianse esser cagion della sua morte.
48 E fece al padiglion portarlo via:
Poi si scagliò dove Rinaldo vide
Che con la spada gran cose facia,
E dove il popol de’ Pagan più stride
Per la battaglia sanguinosa e ria:
Benchè la parte de’ cristian non ride:
Chi grida carne, e chi grida vendetta;
Verso questo tumulto ognun si getta.
49 Quivi correva il buon duca Egibardo,
Anselmo, Avino, Avolio, e Guottibuoffi,
E Berlinghieri, ed Ottone, e Riccardo;
Ognun vuol la sua parte degli ’ngoffi;
E Ricciardetto par tanto gagliardo.
Che i miglior cavalier parevon goffi;
E sopra tutto il buon Turpin di Rana
I Saracin come i mattoni spiana.
50 E’ si vedeva tante spade e mane,
Tante lance cader sopra la resta;
E’ si sentia tante urle e cose strane,
Che si poteva il mar dire in tempesta:
Tutto il dì tempelloron le campane,
Sanza saper chi suoni a morto o festa:
Sempre tuon sordi con baleni a secco,
E per le selve rimbombar poi Ecco.
51 E’ si sentiva in terra e in aria zuffa,
Perchè Astarotte, non ti dico come,
E Farferello ognun l’anime ciuffa,
E’ n’avean sempre un mazzo per le chiome;
E facean pur la più strana baruffa,
E spesso fu d’alcun sentito il nome:
Lascia a me il tale, a Belzebù lo porto.
L’altro diceva: È Marsilio ancor morto?