62 Orlando aveva il marchese sentito,
E come il veltro alle grida si mosse;
Ulivier tanto sangue gli era uscito,
Che non vedeva in che luogo e’ si fosse:
Tanto che Orlando in sull’elmo ha ferito,
Che non sentì mai più simil percosse;
E disse: Che fai tu, cognato mio?
Or hai tu rinnegato il nostro Iddio?
63 Disse Ulivier: Perdonanza ti chieggio,
S’io t’ho ferito, o mio signore Orlando;
Sappi che più niente lume veggio,
Sì ch’io non so dove io mi meni il brando,
Se non che presso alla morte vaneggio,
Tanto sangue ho versato e vo versando;
Chè l’Arcaliffa m’ha ferito a torto,
Quel traditor, ma di mia man l’ho morto.
64 Gran pianto Orlando di questo facea,
Perchè molto Ulivier gli era nel core,
E la battaglia perduta vedea,
E maladiva il Pagan traditore:
Ed Ulivier così orbo dicea:
Se tu mi porti, come suoli, amore,
Menami ancor tra la gente più stretta,
Non mi lasciar morir sanza vendetta.
65 Rispose Orlando: Sanza te non voglio
Viver quel poco che di vita avanza:
Io ho perduto ogni ardir, ogni orgoglio,
Sì ch’io non ho più di nulla speranza;
E perch’io t’amo, Ulivier, com’i’ soglio,
Vienne con meco a mostrar tua possanza,
Una morte, una fede, un voler solo.
Poi lo menò nel mezzo dello stuolo.
66 Ulivieri era nella pressa entrato:
Come e’ soleva la gente rincalcia,
E par che tagli dell’erba del prato,
Da ogni parte menando la falcia,
Chè combatteva come disperato,
E pota, e tonda, e scapezzava, e stralcia,
E in ogni luogo faceva una piazza,
Chè come gli orbi girava la mazza.