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canto ventesimosettimo. 365

97 E gridò: Ricciardetto, hai tu paura?
     Piglia un altro caval, chè ce n’avanza.
     E Ricciardetto a saltar s’assicura,
     Come de’ Paladin sempre era usanza,
     Sopra un caval con tutta l’armadura:
     Ma qui resta il valor sanza speranza,
     Benchè il cor generoso si conforti,
     Perchè tutti i Cristian quasi eran morti.

98 E’ Saracin pochi restati sono,
     Benchè Rinaldo e Turpin gli persegua:
     Ah Turpin vecchio, ah Turpin nostro buono,
     Qui non si ragionava or della triegua.
     Bianciardin fuggito era come un tuono,
     Marsilio e Balugante si dilegua,
     E vorrebbon trovar qualche via mozza,
     Che gli guidi in due passi a Siragozza.

99 Terigi era rimasto per un piede
     In terra avviluppato in certa stretta,
     E il suo signore Orlando non lo vede,
     Sì che nel sangue si storce e gambetta,
     Che pareva un tocchetto di lamprede;
     Ma la gente pagana maladetta,
     Com’io dissi disopra, è già sparita,
     Sì che per questo pur campò la vita.

100 Orlando per lo affanno ricevuto
     Non potea sostener più l’elmo in testa,
     Tanto aveva quel giorno combattuto;
     E perchè molto la sete il molesta,
     Si ricordò dove egli avea bevuto
     A una fonte, e va cercando questa;
     E ritrovata appiè della montagna,
     Quivi soletto si riposa e bagna.

101 Vegliantin, come Orlando in terra scese,
     Appie’ del suo signor caduto è morto;
     E inginocchiossi, e licenzia gli chiese,
     Quasi dicessi: Io t’ho condotto a porto:
     Orlando presto le braccia distese
     All’acqua, e cerca di dargli conforto;
     Ma poi che pure il caval non si sente,
     Si condolea molto pietosamente.