107 Intanto vede Terigi apparito,
Che come il tordo pur s’era spaniato,
E tanto il suo signor cercando è ito,
Che finalmente l’avea ritrovato:
E domandò quel che fusse seguito,
E dove sia Rinaldo capitato:
Disse Terigi: Io non v’ho posto cura.
E raccontò poi ben la sua sciagura.
108 Dice la istoria che Orlando percosse
In su ’n un sasso Durlindana bella
Più e più volte con tutte sue posse,
Nè romper nè piegar non potè quella;
E ’l sasso aprì come una scheggia fosse:
E tutti i peregrin questa novella
Riportan di Galizia ancora espresso,
D’aver veduto il sasso e ’l corno fesso.
109 Orlando disse: O Durlindana forte,
Se io t’avessi cognosciuta prima,
Com’io t’ho conosciuta ora alla morte,
Di tutto il mondo facea poca stima,
E non sarei condotto a questa sorte;
Io t’ho più volte, operando ogni scrima,
Per non saper quanta virtù in te regna,
Riguardata, o mia spada tanto degna.
110 Or ritorniamo a Rinaldo, che caccia
I Saracini, e non truova più intoppo,
Che si ritorna, finita la caccia,
Come il can richiamato, di galoppo,
Ovver segugio indietro per la traccia,
Talvolta stanco, faticato e zoppo,
Per la fatica e pel sudore ansando;
Tanto che trova a quella fonte Orlando.
111 Gran festa Orlando al suo cugin facea,
E domandò come la cosa è ita:
Rinaldo tutto affannato dicea,
Come la gente Pagana è fuggita;
E Ricciardetto e Turpin poi giugnea;
E per far più la nostra istoria trita,
Dice Turpin, che il dì di San Michele,
Di maggio, fu la battaglia crudele.