169 Or vo’ saper come tu se’ chiamato.
Disse l’ostier: Tu saprai tosto come,
Io son il Dormi per tutto appellato.
Disse Margutte: Fa’ come tu hai nome,
Così fra sè, tu sarai ben destato
Quando fia tempo, innanzi fien le some.
Com'hai tu brigatella, o vuoi figliuoli?
Disse l’ostier: La donna ed io siam soli.
170 Disse Margutte: Che puoi tu pigliarci
La settimana in questa tua osteria?
Come arai tu moneta da cambiarci
Qualche dobbra da spender per la via?
Rispose l’oste: Io non vo’ molto starci,
Ch’io non ci ho preso per la fede mia
Da quattro mesi in qua venti ducati,
Che sono in quella cassetta serrati.
171 Disse Margutte: Oh solo in una volta
Con esso noi più danar piglierai.
Tu la tien quivi: s’ella fusse tolta?
Disse l’ostier: Non mi fu tocca mai.
Margutte un occhiolin chiuse, ed ascolta,
E disse: A questa volta lo vedrai!
E per fornire in tutto la campana,
Un’altra malizietta trovò strana.
172 Perchè persona discreta e benigna,
Dicea coll’oste, troppo a questo tratto
Mi se’ paruto, io mi chiamo il Graffigna,
E ’l profferir tra noi per sempre è fatto;
Io sento un poco difetto di tigna,
Ma sotto questo cappel pur l’appiatto:
Io vo’ che tu mi doni un po’ di burro,
Ed io ti donerò qualche mangurro.
173 L’oste rispose: Niente non voglio;
Domanda arditamente il tuo bisogno,
Chè di tal cose cortese esser soglio.
Disse Margutte allora: Io mi vergogno:
Sappi che mai la notte non mi spoglio,
Per certo vizio ch’io mi lievo in sogno;
Vorrei ch’un paio di fune mi recasse,
E legherommi io stesso in su quest'asse: