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canto decimottavo 35

169 Or vo’ saper come tu se’ chiamato.
     Disse l’ostier: Tu saprai tosto come,
     Io son il Dormi per tutto appellato.
     Disse Margutte: Fa’ come tu hai nome,
     Così fra sè, tu sarai ben destato
     Quando fia tempo, innanzi fien le some.
     Com'hai tu brigatella, o vuoi figliuoli?
     Disse l’ostier: La donna ed io siam soli.

170 Disse Margutte: Che puoi tu pigliarci
     La settimana in questa tua osteria?
     Come arai tu moneta da cambiarci
     Qualche dobbra da spender per la via?
     Rispose l’oste: Io non vo’ molto starci,
     Ch’io non ci ho preso per la fede mia
     Da quattro mesi in qua venti ducati,
     Che sono in quella cassetta serrati.

171 Disse Margutte: Oh solo in una volta
     Con esso noi più danar piglierai.
     Tu la tien quivi: s’ella fusse tolta?
     Disse l’ostier: Non mi fu tocca mai.
     Margutte un occhiolin chiuse, ed ascolta,
     E disse: A questa volta lo vedrai!
     E per fornire in tutto la campana,
     Un’altra malizietta trovò strana.

172 Perchè persona discreta e benigna,
     Dicea coll’oste, troppo a questo tratto
     Mi se’ paruto, io mi chiamo il Graffigna,
     E ’l profferir tra noi per sempre è fatto;
     Io sento un poco difetto di tigna,
     Ma sotto questo cappel pur l’appiatto:
     Io vo’ che tu mi doni un po’ di burro,
     Ed io ti donerò qualche mangurro.

173 L’oste rispose: Niente non voglio;
     Domanda arditamente il tuo bisogno,
     Chè di tal cose cortese esser soglio.
     Disse Margutte allora: Io mi vergogno:
     Sappi che mai la notte non mi spoglio,
     Per certo vizio ch’io mi lievo in sogno;
     Vorrei ch’un paio di fune mi recasse,
     E legherommi io stesso in su quest'asse: