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canto decimonono. 49

22 Ove sono or le mie purporee veste?
     Ove sono or le gemme e le ricchezze?
     Ove sono or già le notturne feste?
     Ove sono or le mie delicatezze?
     Ove sono or le mie compagne oneste?
     Ove sono or le fuggite dolcezze?
     Ove sono or le damigelle mie?
     Ove son, dico? Omè, non son già quie.

23 Ove sono or gli amanti miei puliti?
     Ove sono or le cetre e gli organetti?
     Ove sono ora i balli e’ gran conviti?
     Ove sono ora i romanzi e’ rispetti?
     Ove sono ora i profferti mariti?
     Ove sono or mill’altri miei diletti?
     Ove son? L’aspre selve e’ lupi adesso,
     E gli orsi, e’ draghi, e’ tigri? son qui presso.

24 Che si fa ora in corte del mio padre?
     Che si fa or ne’ templi e in su le piazze?
     Fannosi feste alle dame leggiadre,
     Pruovansi lance e mille buone razze
     De’ be’ corsier tra l’armigere squadre:
     Credo ch’ognun s’allegri e si sollazze;
     E pur se già di me si pianse alquanto
     Per lungo tempo, omai passato è il pianto.

25 Misera a me quanto ho mutato il vezzo!
     Esser solevo scalzata ogni sera,
     E porpore spogliar di tanto prezzo,
     Che rilucien più che del Sol la spera:
     Or de’ miei panni non si tien più pezzo!
     Quante donzelle al servigio mio era!
     Che ricche pietre ho portate già in testa!
     E stavo sempre in canti, in suoni e ’n festa.

26 Ed or, come tu vedi, son condotta
     Sanza veder mai creatura alcuna:
     Il mio regal palagio è questa grotta;
     Dormo la notte al lume della luna:
     Or chi felice si chiama talotta,
     Esemplo pigli della mia fortuna:
     Cascan le rose, e restan poi le spine;
     Non giudicate nulla innanzi al fine.