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canto decimonono. 61

82 Ma non fu prima dal fuoco partito,
     Che Morgante a spiccar comincia un pezzo
     Del liofante, e disse: Egli è arrostito;
     E tutto il mangia così verdemezzo,
     Dicendo alla fanciulla: Il mio appetito
     Non può più sofferir, ch’è male avvezzo;
     E diègli la sua parte finalmente,
     Come si convenia, discretamente.

83 Margutte torna, e Morgante trovava
     Che s’avea trangugiato insino all’osse
     Il liofante, e’ denti stuzzicava
     Con lo schidon del pin dove e’ si cosse;
     Tra le gengie con esso si cercava,
     Come s’un gambo di finocchio fosse:
     Le zampe sol vi restava e la testa;
     D’ogni altra cosa era fatta la festa.

84 Disse Margutte: Dove’è il liofante,
     Che tu dicesti di serbare intero?
     Egli è qui presso; rispose Morgante.
     Diceva la fanciulla: E’ dice il vero,
     E’ l’ha mangiato dal capo alle piante,
     E non è stato, al suo parere, un zero.
     Disse Morgante: Io non ti fallo verbo,
     Margutte, poi che in corpo te lo serbo.

85 Tu non hai bene in loica studiato:
     Io dissi il ver, ma tu non m’intendesti.
     Margutte stava come trasognato,
     E dice: Io penso come tu facesti:
     Può far il ciel tu l’abbi trangugiato?
     Io credo ch’ancor me mangiato aresti:
     Forse fu buon ch’io non ci fussi dianzi,
     Ch’io mi levai dalla furia dinanzi.

86 Tu m’hai a mangiare un dì poi, come l’Orco:
     Questa è stata una cosa troppo strana,
     Un atto proprio di ghiotto e di porco,
     Quel c’ha fatto la gola tua ruffiana;
     Tu non sai forse come io mi scontorco
     A comportar tua natura villana:
     Pensi ch’io facci gelatina o solci,14
     Che ’l capo drento o le zampe esser vuolci?