12 Tu lo vendesti al mastro giustiziere.
Disse il pastor: Cotesto non si nega;
Io l’allevai puledro quel corsiere;
E ’l me’ che sa le sue ragione allega.
Gan finalmente lo fece tenere
Da due pastori, e ’l capresto gli lega,
E sopra un alto sughero impiccollo,
E lascial quivi appiccato pel collo.
13 Dette di piede al suo Mattafellone,
E ritornossi in su la mastra strada.
Trovò certi giganti in un vallone,
E vollongli la man porre alla spada:
Gan si scostò; diceva un compagnone:
Noi vorremo saper dove tu vada,
E se tu se’ Saracino o Cristiano,
Tanto che ’l nome suo disse allor Gano.
14 Un di questi giganti gli rispose:
Tu suogli essere il fior de’ traditori:
Tu hai già fatte tante laide cose,
Che fia mercè punirti de’ tuo’errori.
Gan presto la sua lancia in resta pose,
E per disdegno par che si rincuori:
E ’l primo de’ giganti ch’egli afferra,
Lo traboccava morto in su la terra.
15 Gli altri gli son con mazzafrusti addosso;
Gan con la spada da lor si difende,
E taglia a uno il naso insino all’osso;
Ma intanto l’altro di drieto lo prende,
E finalmente dell’arcion l’ha mosso,
Tanto che Gan per forza se gli arrende,
E portalo di peso in un palagio,
Per istraziarlo a lor modo per agio.
16 E dicean tutti: Stu vuoi dire il vero,
Rinaldo qua ti manda per ispia;
Ma non è riuscito il suo pensiero:
Noi vogliamo or saper dove quel sia;
Perchè, passando per questo sentiero,
A un nostro fratel fe villania,
Ed ammazzollo per uno stran modo,
Ma d’ogni cosa pagherai tu il frodo.