Pagina:Puskin - Racconti poetici, 1856.djvu/108

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la fontana di bakcisarai. 67

ne incognita prostrata al suolo; tutta confusa, la rialza da terra, dicendo: “Chi sei? perchè sola, a questa ora, in queste mura? Che brami?...”

“Io cerco di te, mi puoi salvarla vita, ogni mia speranza è in te riposta.... Fui felice un tempo.... viveva in sicurtà e in gioia.... ma svanì ormai ogni mio bene; io muoro. Ascoltami.

“Io nacqui lontan di qui.... ma le ricordanze dei miei primi anni sono altamente impresse nella mia memoria, ed io rimembro tuttora i monti alzati al cielo, i tepidi ruscelletti delle pendici, i querceti impenetrabili, altre leggi, altri costumi; ma per che decreto della sorte io lasciassi il patrio lido, non so; soltanto mi sovviene del mare e d’un uomo ritto sopra un albero di nave sopra le vele.... Fin adesso la paura e l’ambascia mi furono incognite; soffriva in pace all’ombra dell’harem, e aspettava i primi diletti d’amore con paziente ansia e trepidazione. I miei secreti desiderii vennero esauditi. Ghirei rinunziò alla guerra sanguinosa, per addarsi alla dolce voluttà; cessò le sue tremende spedizioni, e tornò nelle mura dell’harem. Venimmo tutte al cospetto del nostro signore, con un palpito di incerta speranza. Egli fissò sopra di me il suo sguardo tranquillo e sereno.... Da quel giorno in poi, godevamo una felicità perfetta e continua, e nè la calunnia, nè il sospetto, nè la gelosia crudele, nè il disgusto, avevano interrotto la nostra unione.... Ma tu gli apparisti, o Maria!... da quell’istante, l’anima sua cova un empio disegno.... Ghirei non pensa che a tradirmi, chiude l’orecchio alle mie rimostranze; i sospiri miei lo molestano, non mi degna più delle sue attenzioni nè