Pagina:Puskin - Racconti poetici, 1856.djvu/111

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70 la fontana di bakcisarai.

pagne della Russia, tornò nella Tauride, e fece edificare, in onore di Maria, una fontana marmorea in un angolo recondito della reggia. Una mezza luna d’argento vi splendea sotto l’ombra d’una croce, empia confusione dei due riti, e segno manifesto di ignoranza. Fece incidere sopra al frontispizio una iscrizione che il tempo edace non ha ancora consunta. Dietro a questa fabbrica bizzarra, l’acqua mormora in una vasca di marmo dalla quale risale in lucide stelle che mai non vengono meno, e sembran piangere la sorte di Maria. Tale una madre inconsolabile spande perenne tributo di pianto sulla lapida del figlio estinto nelle pugne. Le fanciulle del paese conoscendo l’antica tradizione, chiamano quel funebre monumento la fontana delle lacrime.

Esule dal settentrione, e dai giocondi divertimenti della capitale, io visitai il palazzo di Bakcisarai sepolto nell’oblio. Errai per le silenziose sale, ove risiedeva il feroce Khan flagello dei popoli, e ove reduce dalle sue incursioni depredatrici dedicava i giorni ai banchetti e all’ozio voluttuoso. La mollezza tuttora respira nelle stanze e nei giardini inabitati: le acque scherzano, le rose rosseggiano, i grappoli s’avviticchiano alle spalliere, l’oro scintilla sulle pareti. Vidi le grate antiche dietro a cui le donne prigioniere consumavano il fior degli anni loro, gemendo in secreto, e contando i grani delle loro corone d’ambra.1 Vidi il cimitero dei Khan, ultima

  1. È noto che i Musulmani hanno sempre in mano una corona, chiamata Cespi, che ha altrettanti grani quanti sono gli attributi dati dal profeta a Dio. Mentre scorrono quei grani ripassano in mente le qualità di Allah.