Pagina:Puskin - Racconti poetici, 1856.djvu/164

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eugenio anieghin 123

     I voti appaga;
     Sana ogni piaga.
     Cantiam, cantiamo!


Così cantano le serve. Taziana non presta attenzione a quelle rustiche melodie; ma s’aggira impaziente. Vorrebbe che si placassero i palpiti del suo cuore e che si dileguasse il rossore delle sue guance. Ma più l’ora s’avanza, più il turbamento della giovinetta va crescendo. Tale vediamo la farfalletta dibattere le ali variegate tralle mani di un protervo scolare; tale la lepretta timida rabbrividisce fralle biade quando scorge il cacciatore che s’inginocchia in mezzo ai cespugli, per appuntare l’arme.

Finalmente essa respira e s’alza. S’incammina verso il viale, ma non vi aveva fatto dieci passi allorchè s’imbattè in Eugenio. Questi le parve in quel momento non già quel ch’era prima, ma uno spettro minacccioso, con occhi rutilanti di sdegno. Taziana si ferma quasi percossa dal fulmine. Ma non mi basta l’animo di narrarvi oggi il seguito di quell’incontro. Questo capitolo è già troppo lungo. Sono stanco di lavorare e convien ch’io vada a passeggiare e a riposarmi un poco. Terminerò poi l’istoria in un modo qualunque.