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124 eugenio anieghin


CAPITOLO QUARTO.

La morale est dans la nature des choses.

Necker.

Meno amiamo una donna, più siam certi di andarle a genio e di acchiapparla al vischio della seduzione. Fu un tempo in cui l’empio libertinaggio si spacciava impudentemente per vero amore; insidiava e tradiva con fredda premeditazione e con impunità. Ma tali scherzi licenziosi van lasciati ormai a quei vecchi scimmiotti decantati dai nostri antichi; gli allori di Lovelace1 si sono avvizziti e sbiaditi insieme coi tacchi rossi e le perrucche a buccoloni.

Come può un uomo assoggettarsi a una eterna ipocrisia, ripetere senza fine le medesime nenie, affaticarsi a persuadere cose di cui tutti son da gran tempo persuasi; combatter sempre le stesse obiezioni, sempre confutare quelli stessi pregiudizi che non esisterono mai nemmeno presso le bambine di tredici anni? Chi non ha provato quanto son cosa dura le minacce, le suppliche, le imprecazioni, le paure imaginarie, le bugie, le calunnie, gli anelli, le lacrime, i sospetti delle zie e delle madri, l’amicizia insoffribile di un marito? Così appunto pensava il mio Eugenio. Nella sua prima gioventù, fu in balía di fatale smarrimento e di indomabili passioni. Effemminato dalla mollezza e dal lusso, illuso per un

  1. Il seduttore di Clarissa Harlowe in un romanzo di Richardson.