Pagina:Puskin - Racconti poetici, 1856.djvu/204

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eugenio anieghin 163

nel suo letto attorniato di figliuoli, di donnicciuole e di dottori.

Invece di tutto ciò, caro lettore! il giovine innamorato, il poeta, il sognatore1 melancolico, soccombè per la mano d’un amico! A sinistra, quando si esce dal borgo, havvi un luogo ove due pini intessono le loro radici; sotto a quelli serpeggia un ruscelletto che deriva dalla valle vicina. Ivi l’agricoltore cerca il riposo; ivi i mietitori vanno a empir d’acqua limpida la loro brocca sonora; ivi era l’abitazione dell’alunnno delle Muse; ivi, accanto all’onde sotto l’ombra opaca, sorge adesso la sua umile sepoltura.

Allorchè incomincia la pioggia di primavera a strosciar sull’erbe dei prati, il pastorello, cantando i Pescatori del Volga, viene talvolta lì a lavorar le sue scarpe di scorza. E la giovine signora che passa l’estate in villa, quando galoppa sola per la campagna, sofferma talvolta il cavallo presso a quel monumento, e mentre colla mano sinistra stringe la briglia di canapa, rimuove colla destra il velo del cappello, e, letto rapidamente l’epitaffio modesto, ingemma il bel ciglio d’una pietosa lacrima. Poi, a passo lento proseguendo il suo corso nell’aperta pianura, tutta meditabonda, compiange la trista fine di Lenschi e domanda: “Che fece Olga? Si serbò fedele all’amante, oppure presto si consolò della sua perdita? Dov’è adesso la sorella d’Olga? Ov’è il disprezzatore della società, il disertore delle donne alla mo-

  1. Chiedo venia al lettore per questa espressione poco italiana. E forza ch’io l’adoperi per significare ciò che i russi chiamano metstatel, i tedeschi schwaermer, i francesi rêveur.