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176 eugenio anieghin

stro sistema di communicazione, e allora una rete di strade unirà le provincie della Russia. Allora, i ponti di bronzo accavalcheranno le acque con un solo arco; le montagne si traforeranno; si scaveranno ardite gallerie sotto gli alvei dei fiumi e in ciascuna stazione i fedeli cristiani troveranno una buona trattoria.

Per adesso non abbiamo buone strade; i ponti di legno marciscono negletti; le cimici e le pulci non ti lasciano un istante di posa nelle stazioni postali; di trattorie, non si sa nulla. La pomposa lista delle vivande affissa alla parete d’una sala gelata, non serve ad altro che ad aguzzare invano l’appetito dei miseri viaggiatori. Frattanto, ritti davanti a un fuoco lento, i rustici ciclopi del villaggio ribattono sull’incudine coi loro martelli russi i fragili ferramenti delle carrozze europee, e benedicono le rotaie e le frane della patria, che loro procurano quel po’ di lavoro.

Ma, in tempo d’inverno, il viaggiare è facile e piacevole in questo paese. Le strade sono allora dritte e piatte come i versi scipiti dei nostri poetastri alla moda. I nostri aurighi sono coraggiosi, i nostri cavalli instancabili, e i pali delle verste,1 sì grati alla vista, ci volano davanti così fitti come le sbarre d’un cancello. Sventuratamente la signora Larin andava coi propri cavalli e non con quelli della posta, per non incorrere una spesa esorbitante. Il tragitto durò una settimana; ma Taziana non si lagnò di tal lentezza, anzi ne fu lieta.

  1. Le verste sono segnate da un palo altissimo; e siccome le verste sono corte, a ogni momento, andando presto, se ne vede uno.