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Pagina:Puskin - Racconti poetici, 1856.djvu/219

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178 eugenio anieghin

smontano da una vecchia zia che soffre di elisia da quattro anni in qua. Apre loro l’uscio un Calmucco canuto, cogli occhiali sul naso, con un caftano logoro indosso e una calza in mano.1 La principessa sdraiata sopra un divano del salotto, accoglie le straniere con un grande urlo di sorpresa e di piacere. Le due vecchie s’abbracciano piangendo e facendo mille esclamazioni.

“Principessa, mon ange!

Pachette!

Aline!

“Chi l’avrebbe detto!”

“È tanto che non ci siamo vedute!”

“Sarà per qualche giorno, eh?”

“Cara cugina!”

“Siedi.... Che buona idea è stata questa!.. È proprio una combinazione da romanzo!”

“Ti presento mia figlia Taziana.”

“Ah Taziana! vieni quả... Mi par proprio di sognare! Cugina, ti ricordi di Grandisson?”

“Che Grandisson?... ah, Grandisson!... Sì, sì, me lo ricordo, me lo ricordo. Dov’è adesso?”

“Sta in Mosca, da Simeone. Mi ha fatto visita la vigilia di Natale. Poco tempo fa ammogliò il figliuolo.”

“E quel cane... ma ne parleremo a lungo un’altra volta, vero? Dimani, presenteremo Taziana a tutta la famiglia. Che disgrazia! posso appena reggermi in piedi; non esco quasi più di casa. Ma voi siete stracche del viaggio... Andiamo a riposare tutti assieme... ahi, che non ho forza..... mi duole il petto.....

  1. Stava facendo la calzetta secondo l’uso delle provincie.