Pagina:Puskin - Racconti poetici, 1856.djvu/226

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eugenio anieghin 185

Io poi abbandonai la loro società, e ne fuggii lontano. La Musa mi seguì. Quante volte coi suoi racconti amabili essa addolcì il mio amaro esilio! Quante volte, frai dirupi del Caucaso, montò a cavallo meco come un’altra Leonora1 al lume di luna! Quante volte sulle spiagge della Tauride mi condusse attraverso le nebbie oscure a udire il rombo dell’Eusino, il perenne inno delle Nereidi, la danza eterna delle onde, il vasto concento del mare in onore del padre dei mondi!

Lungi dalle città pompose e dai festini illustri, essa visitò nelle infelici steppe della Moldavia le tranquille tende della razza vagabonda delli Zingari. E fra quelle divenne selvaggia, e obliando il linguaggio degli Dei, favellò un idioma strano e indigente, e modulò canzoni mezzo barbare..... Ma in un subito, cambiò il destino della mia Musa. Eccola seduta nel mio giardino, vestita da signorina nobile, con un pensiero melancolico negli occhi e un volume francese fralle mani.

Ora per la prima volta io la meno a un raut del gran mondo. Io guardo le sue bellezze con un brivido di gelosia. Essa passa tralle file strette delli aristocratici, dei zerbini militari, dei diplomatici, delle dame orgogliose. Si asside in silenzio, gira gli occhi attorno e si diverte a veder passare le signore in gran gala che salutano la padrona di casa, e compongono poi nel salotto un quadro vivente di cui i signori formano, per così dire, la cornice. Ammira l’ordine perfetto delle

  1. Principale personaggio d’una ballata di Burger. Leonora non può darsi pace della morte dell’amante; l’ombra di questi viene a prenderla, a cavallo e la porta seco in inferno.