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Pagina:Puskin - Racconti poetici, 1856.djvu/267

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226 pultava.

le tue dimande inutili? Aspetta che io giaccia nel sepolcro, poi va con Mazeppa nel mio palazzo, conta il mio retaggio colle tue mani grondanti del mio sangue; fruga i miei sotterranei; devasta i miei giardini, abbatti le mie case. Chiama mia figlia; essa ti scoprirà le mie ricchezze. Ho detto. Lasciami in pace, per l’amor di Dio.

Orlic. Ove hai sepolto il tuo denaro? Parla. Paventa l’effetto del tuo rifiuto. Insegnami il luogo appunto. Non vuoi? — Ebbene, alla tortura! Olà, boia!”

Il boia comparve.... Oh notte atroce!


Ma dov’è l’etmanno? Dov’è il crudele? Dove assopisce i rimorsi della sua coscienza?

Mazeppa, accigliato e muto, siede nella camera della giovinetta, che nulla sa della prigionia del pa dre. Egli china la testa sul letto della bella che dor me, e fra sè dice: “Il folle Cocciu-bei morrà. Non posso graziarlo. Più m’approssimo alla meta, più convien ch’io tratti con rigore i miei nemici, e tutti coloro che ricusan di piegarsi al mio scettro. Non v’ha scampo: il delatore e il suo complice periranno.”

Allora gettando un rapido sguardo sul letto, soggiunge:

“O Dio! Che sarà di essa quando udrà l’orrendo annunzio? Fin qui essa ignora tutto! ma il secreto non può celarsi più a lungo. Il colpo della fatale scure echeggerà per tutta l’Ucrania. La fama volerà attorno spandendo l’infausta notizia.... Ora vedo a chi riserba il cielo le più severe prove.... Colui solo può sfidare la folgore che non unì una don-