Pagina:Puskin - Racconti poetici, 1856.djvu/49

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8 il prigioniero del caucaso.

l’ospitalità, l’indole guerresca dei montanari. L’incantava la sveltezza dei loro movimenti, l’agilità dei loro passi, la robustezza delle loro braccia; si compiaceva in vedere il giovine circasso, il quale, colla berretta a punta sulla testa, colla burca1 sulle spalle, incurvando il petto sul pomo della sella, assettando il piccol piede nelle staffe, varca i deserti illimitati sull’ali d’un destriero, e così s’indura da fanciullo ai pericoli della vita errante del bandito. Il Russo esamina con curiosità l’abbigliamento bellico di quegli eroi selvaggi. Ogni Circasso va irto di ferro; nell’armi sue ripone egli il suo onore e il suo bene; sempre ha indosso una maglia, un archibugio, una faretra, una balestra, uno stiletto, un laccio, e una sciabola compagna fedele delle sue fatiche e dei suoi riposi. Tale peso è per lui lieve, e porta quelli attrezzi in modo, che nemmen quando egli cammina fanno il minimo rumore. Fante o cavaliere, ogni Circasso ha aspetto truce e indomito, e combatte senza posa i neghittosi Cosacchi. Il Circasso ha per tesoro e per amico costante e paziente il suo corsiero, figlio dei più belli stalloni dell’Asia. Con questo si appiatta in un antro o fra l’erba fitta; tutto a un tratto, si slancia come fulmine sul viandante; in men che nol dico, abbatte l’infelice, gli avvolge un laccio al corpo, e dietro se lo tira a traverso i burroni e i dirupi. Il cavallo tocca terra col ventre; si fa strada dappertutto, per le paludi, per le macchie, pei dumeti, pei greppi e per le frane: una striscia di sangue segna i luoghi ove passa. Ecco, cápita a un torrente

  1. Sorta di ferraiuolo di panno nero e di pelliccia.