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il prigioniero del caucaso. 9

che trabocca: ma non perciò s’arresta; s’avventa impavido nel baratro spumoso, e il prigioniero immerso in seno alla voragine assaggia l’acqua torbida, e invoca la morte a liberarlo da tanti mali. Ma il vigoroso cavallo ha già raggiunto la riva e già riprende il suo corso a traverso il deserto.

Alcune volte il Circasso ferma uno stipite sbarbicato che nuota in preda alle acque; e quando il cupo drappo della notte involve i colli, l’avventuriere depone sulle radici, o appende ai rami degli alberi circostanti la targa, la burca, la lorica, l’elmo, e non serba presso sè che il turcasso e l’arco; quindi entra pian piano e con risoluzione nelle rapide onde. La terra tace; il fiume ferve e rugge; il tronco galleggiante sen porta, come navicella, l’animoso sgherro. I Cosacchi sparsi sulle sponde e sulle erte, appoggiati alle aste, considerano il torrente scevri d’ogni sospetto, e già l’omicida sta loro vicino e li minaccia. A che pensi, o Cosacco? Riepiloghi forse le tue antiche prodezze, le veglie nei bivacchi, le preghiere alzate al cielo avanti la lotta per la patria? O rimembranze perfide!... Addio i liberi villaggi, il tetto paterno, il maestoso Tanai, le zuffe ardenti e le belle fanciulle! Il barbaro nemico già ti adocchia; la freccia scocca dall’arco, parte, sibila.... e il misero Cosacco, ferito a morte stramazza al suolo. Ma quando imperversano gli elementi, il Circasso se ne sta tranquillo colla sua famiglia accanto al focolare acceso; e allora, se il viandante stanco, sorpreso dalle tenebre, entra nel tugurio del guerriero e si asside sopra uno scanno, il padrone si rizza per far lieta accoglienza al forestiero, gli augura la buona venuta,